Dal piccolo osservatorio sulla quotidianità che il mio studio di psicologa e psicoterapeuta mi offre, inizio a scorgere a volte già da fine ottobre o inizio novembre – se non addirittura prima – le iniziali avvisaglie della stagione natalizia in arrivo. Ciò che osservo non sempre troverebbe nelle note gioiose dei canti natalizi la colonna sonora più adeguata. Più spesso la colonna sonora che potrebbe accompagnare molte delle narrazioni portate in seduta dai pazienti troverebbe migliore espressione attraverso musiche caratterizzate da note più cupe, o con vibrati ansiosi, ritmi vorticosi, pause d’un silenzio assordante, scure velature. Se infatti per molti il periodo natalizio offre fortunatamente uno spazio per una reale e piena condivisione non solo di regali e cenoni, ma soprattutto di affetti e pensiero con i propri cari, è tuttavia importante ricordare che per una quota consistente della popolazione non è così. Ciò può essere dovuto a diversi motivi: una situazione contingente, una patologia o un disagio psicologico, un lutto, la solitudine, relazioni familiari disfunzionali che si scontrano con un mandato sociale e culturale che impone condivisione e gioia, gli impegni sociali, la stanchezza, ecc. I numeri ci danno la conferma e la misura dello stress che accompagna le feste: in questo periodo aumentano i ricoveri per infarto e problemi cardiovascolari, gli stati ansiosi e i disturbi dell’umore, gli accessi al pronto soccorso per abuso di sostanze o alcolici, oppure per disturbi e malesseri generali. E dopo le feste questo disagio dà il suo colpo di coda, segnando un aumento delle richieste di presa in carico specialistica alla conclusione delle vacanze natalizie, e segnando purtroppo anche un aumento nel numero dei suicidi. L’agenzia di stampa Dire riporta i dati di una recente ricerca che evidenzia come il Natale, pur amato dai più, sia per gli italiani una grande fonte di stress, con l’80% che dichiara di aver provato stress almeno una volta nella vita in questo periodo, mentre ben il 13% ammette di vivere con difficoltà ogni singolo dicembre. Si tratta di un disagio così diffuso che è stato coniato un termine specifico per descriverlo: Christmas Blues (o Holiday Blues), caratterizzato prevalentemente da una sintomatologia che comporta un peggioramento nel tono dell’umore, sintomi psicosomatici, disturbi del sonno, stanchezza, inquietudine, mal di testa, comportamenti di abbuffata emotiva, senso di solitudine, ecc. Questo disagio si manifesta in modo diverso nei diversi soggetti, in relazione alle diverse strutture, risorse, fragilità di cui ognuno dispone. Non si può pertanto pensare di dare una “ricetta” unica per affrontare il Christmas Blues, ma si può prendere spunto da alcuni suggerimenti che vedremo per affrontare nel modo più favorevole il Natale qualora ci si trovi alle prese con i piccoli disagi del periodo. Ma quando si sente che la situazione non può essere gestita da soli, è necessario rivolgersi ad uno specialista, uno psicologo psicoterapeuta, per evitare che la situazione peggiori e poterne uscire al più presto e al meglio. Se dunque il Christmas Blues potrebbe far pensare alle sonorità blues, così distanti dai tintinnanti ritornelli natalizi, forse dovremmo chiederci come avvicinare le nostre emozioni anche più “difficili” e cupe in un momento dell’anno in cui tutto sembra dover essere sempre e soltanto gioioso e luccicante. Il confronto tra queste due parti potrebbe farci sentire ancora più sconfortati e confusi. Prendiamo quindi spunto proprio dalle strofe di alcune classiche canzoni di Natale per guidarci attraverso alcune riflessioni che attivino un ascolto delle musiche “interne” e non solo esterne, per dare spazio e asilo nella nostra mente ad entrambe, in modo da farle risuonare e dialogare tutte, anche quelle meno “natalizie”, senza negarle o evitarle, ma aprendo uno spazio di ascolto, di contenimento, di armonizzazione, di elaborazione. 1. “May your day be merry and bright and may all your Christmas’ be white” Il classico brano natalizio “White Christmas” ci invita in queste strofe ad avere “giorni allegri e luminosi”. Ma è davvero così? Se non sentiamo questa gioia (ad esempio perché stiamo affrontando una separazione, o perché stiamo lottando da tempo con la depressione, ecc.) non percepire lo spirito natalizio potrebbe essere stigmatizzante. Potremmo non sentirci di condividere questo spirito, e per questo sentirci sbagliati, inadatti, “cattivi”. Cosa fare? 2. “Deck the halls with boughs of holly – Fa la la la la la la la la – ‘Tis the season to be jollY” I preparativi per la festa e l’“adornare le sale con i rami di agrifoglio” - come recita la canzone "Deck The Halls" - per accogliere gli ospiti e la gioia non sempre sono compiti semplici. Le aspettative sono altissime, sia nella gestione concreta dei preparativi e delle decorazioni, sia nelle relazioni e in ciò che vorremmo incontrare e ritrovare nella relazione con gli altri. Ciò apre la strada a possibili delusioni. Cosa fare? 3. “All I want for Chtristmas is you” Quando le festività si presentano in prossimità di un lutto, o ripresentificano durante le feste l’assenza di una persona cara, trovarsi circondati dal clima gioioso del Natale vissuto dagli altri può far sentire ancora più soli e può far percepire anche di più la mancanza dell’altro, quando “tutto ciò che voglio per Natale sei tu”, come nella canzone di Mariah Carey "All I Want for Christmas is you". Cosa fare? 4. “Memories still linger in my troubled mind” In “Lonely this Christmas” Elvis ritorna ai “ricordi che indugiano ancora nella mia mente turbata”. Il momento delle festività natalizie e di fine anno è infatti uno di quelli in cui si fa un bilancio di quanto si è fatto. E ci si potrebbe scoprire a questo punto soli, o incapaci di compiere i passi che si volevano compiere, o alle prese con i ricordi di errori o di mancate occasioni. Se poi ci sono tratti ansiosi o depressivi, può essere anche più difficile affrontare il bilancio o cercare il supporto o la vicinanza di altre persone. Cosa fare? Ritornando alla metafora musicale, un ultimo consiglio può essere quello di ascoltare tutta la musica, di accoglierne tutte le sfumature e di accettarle e lasciarle dialogare dentro di sé, senza forzature, accettando anche i propri limiti. Potremmo così scoprire che poco dopo un “adagio” che ci dispone alla riflessione e al ritiro incontriamo inaspettatamente un “allegretto” che, al tempo giusto, ci disporrà ad aprirci al movimento e alla gioia. E infine, se la partitura emotiva e relazionale dovesse essere proprio troppo difficile da leggere e la musica si confondesse, si può pensare di rivolgersi ad un professionista, contattando uno psicoterapeuta. 19 dicembre 2022 Articolo a cura della dott.ssa Erika Debelli, la riproduzione parziale o totale dello stesso è consentita solo citando il nome dell'autrice. Foto di da Christmas Blues
Trova la tua “canzone” - Come resistere al Natale
Islem Benzegouta
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